Matteo Gracis, giornalista e autore del libro "Canapa. Una storia incredibile" dove parla apertamente del tanto discusso tema della liberalizzazione della canapa, si pone questa domanda:
E se la canapa fosse l'alternativa sostenibile al consumo della plastica?
Beppe Grillo, dopo aver letto il suo libro, ha chiesto al giornalista di iniziare a scrivere per il suo blog. Nella prefazione è proprio Beppe ad abbracciare l'idea di innalzare la canapa in quanto materiale di nicchia in grado di rivoluzionare il mondo intero.
I cambiamenti climatici, il surriscaldamento globale stanno mandando il nostro amato pianeta alla deriva e la canapa, in quest'ambito, potrebbe diventare uno dei nostri più grandi alleati.
Ma analizziamo bene i pro e i contro. Quali sono gli effettivi rischi e i vantaggi di un'economia che mette in primo piano la canapa? La canapa può essere un'alternativa sostenibile alla plastica?
In passato l'utilizzo della canapa è avvenuto sempre in modo proficuo. Vediamo degli esempi:
- - i primi jeans Levi's avevano le tasche in canapa per poter sopportare il peso delle pepite d'oro dei ricercatori».
- - fino all'800 le reti da pesca venivano realizzate canapa. Una volta finito di usarle venivano gettate nell'oceano e nel giro di qualche anno diventavano cibo per i pesci.
- - la start-up siciliana Kanèsis nel 2015 ha iniziato a fabbricare oggetti in bio-plastica ricavati dagli scarti della lavorazione della canapa. Il risultato è un composto di fibre naturali biodegradabile, privo di tossine, riciclabile e prezzi molto concorrenziali.
- - dalla legalizzazione della canapa in alcuni paesi degli Stati Uniti, il governo americano ha beneficiato di un introito di 4.07 miliardi di dollari dalla vendita della cannabis, con un incremento occupazionale del 20%
- - nei paesi in cui la canapa è legalizzata notiamo una notevole diminuzione del consumo delle altre sostanze nocive
- - nel 1941 Henry Ford, produttore di automobili realizzò la prima vettura in plastica di canapa e si fece filmare mentre la colpiva con una mazza di ferro per dimostrare l’elasticità e la resistenza della carrozzeria realizzata in canapa.
Ma perché è così difficile cambiare il pensiero che il proibizionismo ha inculcato nella mente delle persone?
L’Italia degli inizi 900 produceva più canapa di quanta se ne produca oggi in tutto il mondo. 90mila ettari erano dedicati alla sua coltivazione. Se ne ricavavano fibre tessili, corde, carta e oli commestibili. Circa 30mila operai lavoravano all'interno dell’industria canapiera in Italia. Inizialmente Benito Mussolini ne aveva riconosciuto le doti ma pochi anni dopo iniziò a girare cattiva informazione a riguardo. Dal secondo dopo guerra sino al 2012 c'è stato un vero e proprio tabù su questo tema. Adesso l’atteggiamento di alcuni Paesi occidentali è cambiato, hanno ritrovato, in seguito ai disastrosi problemi ambientali legati ai cambiamenti climatici, una coscienza sociale.
L’Italia dal 2016 ha iniziato la strada verso un'apertura nei confronti della canapa. Questo grazie alla Legge 242 del 2016 che ha promosso la coltivazione della canapa e della filiera agroindustriale.
Rispetto ad altri Paesi occidentali, la situazione in Italia è tra le peggiori, in quanto il dualismo interno al governo non offre una linea univoca sulle questioni legate all'ambiente e quindi un stallo perenne.
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